Recentemente abbiamo modificato lo scenario base sul quale lavoriamo in relazione all’andamento di lungo termine dei mercati azioni.
Analisi di scenario o previsioni?
Ribadiamo, per coloro che leggono queste note da poco tempo, che noi non facciamo previsioni. Sappiamo che prevedere i mercati finanziari è semplicemente impossibile.
Ciò che è possibile (e noi riteniamo molto utile) è ipotizzare degli scenari derivati dall’analisi dei comportamenti passati. L’ipotesi fondamentale di questo approccio postula che i mercati finanziari tendono ad avere una serie di comportamenti ripetitivi (cicli e tendenze di breve, medio e lungo termine).
La differenza fra questo tipo di analisi e le previsioni può apparire sottile, ma è sostanziale.
Gli scenari, per definizione, possono cambiare perché il futuro non è conoscibile. Modificare uno scenario fa parte della metodologia di lavoro e non è una previsione sbagliata, ma il naturale sviluppo di una metodologia di lavoro.
La costruzione dei portafogli finanziari basata su questo genere di analisi include il fatto che gli scenari possano cambiare e tiene nella debita considerazione anche gli scenari alternativi a quello base.
In altre parole, chi opera sulla base di previsioni fa una sorta di “scommessa” sulla bontà della propria previsone, chi opera sulla base di scenari cerca di costruire portafogli che possano dare esiti accettabili qualunque sia lo scenario che si realizzerà, fra quelli ragionevolmente ipotizzabili.
Cambio di scenario: la teoria
Nota: Il lettore che va più di fretta può saltare direttamente al prossimo paragrafo, senza perdere le informazioni pratiche più importanti. Il lettore che ama “approfondire” di più le ragioni che stanno alla base di alcune indicazioni può invece continuare in questo paragrafo.
Il nostro scenario base fino a prima delle elezioni di Trump descriveva i mercati azionari, in particolare quelli USA, come mercati vicini ad un correzione di lungo termine. Questo scenario nasceva (fra le altre cose) dalla considerazione che, solitamente, il ciclo azionario di lungo termine americano di compone di due sotto-cicli di medio termine. Dalla metà del 2016 il secondo sotto-ciclo dava chiari segnali di esaurimento. Il comportamento dei mercati post elezioni di Trump, invece, ha modificato lo scenario. L’ipotesi di base di questo nuovo scenario ipotizza che l’attuale ciclo di lungo termine del mercato azionario USA (ufficialmente il terzo ciclo azionario più lungo di tutta la storia) sia uno di quei rari casi nei quali il ciclo non si compone di due sotto-cicli di medio termine, bensì di tre sotto-cicli.
Quando un ciclo azionario di lungo termine si compone di tre sotto-cicli di medio termine, il terzo sotto-ciclo, in genere, ha natura fortemente speculativa (uno dei casi fu il ciclo terminato a Marzo del 2000 con la “bolla di internet”) ed offre sia grandi opportunità che grandi rischi. Secondo questo nuovo scenario, dopo l’elezione di Trump sarebbe iniziato il terzo sotto-ciclo di medio termine che solitamente dura da uno a tre anni.
A loro volta, i cicli di medio termine si compongono di vari sotto-cicli di breve termine (da 3 a 7) e ciascuno dura da poche settimane ad un paio di trimestri.
E’ importante sottolineare un concetto: il fatto di essere in una fase positiva del ciclo non significa che i mercati saliranno e basta. Se il nuovo scenario che abbiamo ipotizzato si rivelerà corretto, sarà comunque caratterizzato da fasi positive e fasi negative, una o due di queste ultime saranno significativamente negative (con una correzione nell’intorno del 10% dai massimi). Ripetiamo: queste considerazioni non sono previsioni, si basano su l’analisi dei comportamenti ripetitivi dei mercati e la “messa a terra” di questi scenari deve necessariamente considerare anche gli scenari alternativi.
Cambio di scenario: la pratica
Secondo il nostro tipo di analisi ciclica, tra Marzo e Luglio potrebbe verificarsi un importante minimo di breve termine. Tale minimo potrebbe costituire un’opportunità d’ingresso nei mercati azionari per coloro che hanno il profilo di rischio adeguato.
Attualmente i nostri modelli matematici sono tutti positivi sui mercati azionari, ma i livelli di uscita si stanno innalzando ed una possibile correzione fra fine Marzo ed Aprile porterebbe con facilità i modelli fuori dall’azionario.
Per questa ragione, gli investitori (con adeguato profilo di rischio) che ancora non fossero entrati nell’azionario, farebbero meglio ad attendere un periodo di correzione del mercato prima di entrare. Coloro che invece hanno azioni in portafoglio dovrebbero avere una strategia di gestione del rischio dinamica ed abbandonare una filosofia di tipo buy & hold (compra e tieni) perché in questo contesto si tradurrebbe più facilmente in una strategia “Buy & Hope” (compra e spera).
Naturalmente non sappiamo quando e perché questa possibile correzione si verificherà. Sappiamo che una correzione di questo tipo rappresenta un comportamento tipico dei mercati azionari. Un possibile fattore esterno ai mercati che potrebbe innescare una correzione significativa dei mercati potrebbe essere il tema del prossimo paragrafo.
Le elezioni francesi
Fra circa due mesi, il 23 Aprile prossimo, ci sarà il primo turno delle elezioni presidenziali francesi, il 7 maggio ci sarà il secondo turno e la Francia eleggerà il suo prossimo Presidente.
Attualmente i mercarcati azionari non stanno dando molto peso alla vicenda.
I passati eventi politici di grande rilievo (la Brexit e le elezioni di Trump per citare i due più importanti) dovrebbero aver insegnato che le previsioni su questo genere di eventi sono particolarmente inattendibili.
Sono inattendibili sia le previsioni sull’esito delle elezioni, sia le previsioni circa le conseguenze di un determinato esito sui mercati finanziari.
Sappiamo che la candidata francese, che tutti i sondaggi danno come vincitrice al primo turno, è una populista che dichiara apertamente che l’Euro sarebbe un sistema “tirannico”, la causa di tutti i mali della Francia, compresi quelli economici: “Rimanendo nell’euro – sempre secondo la Le Pen – si paralizza la nostra economia, si mantiene la disoccupazione di massa e si dà all’UE la leva per imporre le sue visioni, le sue linee guida inette, i suoi milioni di migranti”.
La vittoria della Le Pen (o anche solo la concreta possibilità di) potrebbe innescare una fase di forte volatilità negativa nei mercati finanziari.
Al momento attuale la situazione dei sondaggi pare scongiurare con determinazione questa possibilità. Se è vero che la Le Pen appare quasi indiscubilmente la vincitrice del primo turno, i sondaggi dicono che al ballottaggio verrebbe sconfitta sia dal probabile secondo candidato Marcon (della nuova lista En Marche, ex ministro dell’economia nel Governo Valls), sia da Fillon (Repubblicano) attualmente dato come terzo al primo turno.
Il punto, però, è che dei sondaggi elettorali non è più possibile fidarsi. Anche per le elezioni di Trump i sondaggi davano per quasi certa la vittoria della Clinton.
Sempre più politologi oggi analizzano i così detti “big data” cioè quell’insieme d’informazioni che si ricavano dai milioni di messaggi scambiati in rete e particolarmente sui social network.
Non esistono, al momento, modelli convenzionali per analizzare questo tipo di dati. Ci sono diverse società che hanno creato modelli proprietari di analisi e quindi, in qualche modo, non si può far altro che prendere questi studi con grande cautela.
Secondo alcuni studi, analizzando questi “big data”, ci sarebbero forti somiglianze con ciò che è accaduto in USA con Trump e ciò che potrebbe accadere in Francia con la Le Pen.
Secondo i modelli di analisi tradizionali la Le Pen avrebbe solo il 30% di probabilità di vincere (più o meno quelli che aveva Trump a due mesi dalle elezioni), mentre secondo alcuni modelli di analisi che considerano non solo i sondaggi, ma anche fattori demografici, economici ed i dati sui social network la Le Pen sarebbe in vantaggio sugli altri candidati.
Naturalmente noi non possiamo sapere se siano vere le analisi tradizionali oppure quelle più “moderne” (che davano per vincente Trump). Ciò che sappiamo però è che è con molta probabilità nel periodo delle elezioni Francesi la volatilità sui mercati si innalzerà notevolmente.
Ci preme ribadire che, in considerazione dello scenario base che abbiamo descritto all’inizio, una correzione dei mercati azionari non andrebbe vista come l’ultima occasione per uscire dai mercati prima della catastrofe, bensì come un’occasione d’ingresso in un mercato speculativo, ma che appare ancora impostato positivamente come ciclo di lungo termine.
Attenzione all’oro
Un fattore che potrebbe far pensare ad un indebolimento di breve termine dei mercati azionari è la tendenza che sta prendendo l’oro. Secondo i nostri modelli l’oro è tornato ad essere un mercato in trend positivo. Dal momento che l’oro è una “valvola di depressurizzazione” della negatività dei mercati è abbastanza singolare che vada bene quando i mercati azionari vanno così bene.
Inserire una componente d’oro fisico in portafoglio, in questo momento, potrebbe essere una cosa intelligente da fare in previsione di possibili tensioni sui mercati. Questo genere di operazioni è un esempio concreto di cosa intendiamo dire quando diciamo che la strategia di portafoglio deve considerare non solo lo scenario base, ma tutti i possibili scenari ragionevolmente ipotizziabili.