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Cosa possiamo imparare dalla “peggior settimana sui mercati finanziari dal 2008”?

Tempo di lettura: 8 minuti
Il week-end, a mercati chiusi, porta un po’ di freddezza nelle analisi. Vediamo se possiamo apprendere qualcosa di utile dai crolli sui mercati dell’ultima settimana.
SOMMARIO
  • Cosa è accaduto sui mercati?
  • La storia si ripete?
  • Occasione per comprare o necessità di mettersi al riparo?
  • Un esempio pratico per capire
  • Conclusioni

 

Cosa è accaduto sui mercati?

Buona parte di questa sezione è dovuta alla collaborazione con uno degli analisti finanziari italiani che maggiormente apprezzo, Lorenzo Ippoliti, della cui amicizia mi onoro. Invito chi volesse approfondire l’attualità a leggere il suo ultimo pezzo sull’argomento “La  settimana peggiore dal 2008
Sui mercati finanziari l’impatto è stato fra i più violenti che si ricordino.
Il seguente grafico mostra le variazioni settimanali dell’azionario USA. Si può vedere come una variazione così negativa non accadeva dalla grande crisi finanziaria del 2008. Escludendo quella, bisogna andare alla bolla tecnologica per avere qualcosa di simile.

Dall’inizio di questa lunghissima fase positiva dei mercati azionari mondiali, iniziata nel 2009 ci sono state 28 discese superiori al 5%.

Le due correzioni più ampie sono state nel 2011, in corrispondenza della crisi dell’Euro e nel 2018 in corrispondenza con i timori per una ripresa dei tassi d’interesse e la guerra commerciale con la Cina. In tutti e 28 i casi, i mercati si sono ripresi ed hanno toccato nuovi massimi.
Al momento, la correzione che c’è stata sui mercati è stata molto rapida, ma non è la più grande che si sia verificata. In questo grafico vengono mostrate le perdite dai massimi livelli raggiunti dei principali mercati.

Lo S&P 500 ed il Nasdaq sono i due principali mercati azionari negli Stati Uniti d’America. E’ significativo notare che in Cina, da dove tutto è partito, via sia una situazione migliore.

Questo non significa però che non vi sia stato un impatto significativo sull’economia. Anzi, gli indici sull’attività economica reale, come si può immaginare, sono disastrosi, ma ciò che lascia ben sperare i mercati finanziari è che la fase acuta della crisi sembra sia terminata.

Tornando ai mercati finanziari, un dato molto significativo, sul quale riflettere molto a lungo, è che l’Oro, tipico bene rifugio, in un primo momento si è apprezzato e poi è caduto piuttosto rovinosamente. Il seguente grafico mostra l’andamento dell’oro negli ultimi tre mesi, con l’evidente crollo degli ultimissimi giorni. Questo ci spinge ad una riflessione un po’ più profonda.

 

La storia si ripete?

Il comportamento così anomalo dell’oro mi ha fatto riflettere sui mutamenti in atto nella natura dei mercati finanziari attuali.
Tipicamente, in questi contesti, andiamo a vedere cosa è successo nella storia dei mercati finanziari in situazioni analoghe. In questi giorni va molto di moda, comprensibilmente, il paragone con quanto accaduto nei mercati ai tempi dell’epidemia SARS, ed altri casi simili.

L’epidemia SARS si verificò tra il 2002 ed il 2003. Altre epidemie con le quali va di moda fare oggi confronti sono ancora più antiche.
Sicuramente alcune logiche del comportamento umano rimangono immutate e per questa parte del confronto, il paragone è molto sensato.
In particolare, è un fatto che la natura umana tende a sovrastimare gli effetti delle notizie che accadono. E’ ragionevole supporre che gli effetti di questo Coronavirus saranno decisamente inferiori a quello che i mercati avranno stimato alla fine di questa discesa (che purtroppo non sappiamo quando avverrà, se già domani o ci vorranno ancora diversi giorni).

Allo stesso tempo, vorrei far notare che i mercati finanziari odierni sono profondamente diversi dai mercati finanziari nel 2003. Ci sono almeno due fattori strutturali che rendono questi mercati così diversi: 1) il ruolo dell’informatica, con particolare riferimento agli acquisti automatici e più in generale all’estrema interconnessione di tutti i mercati finanziari; 2) il ruolo delle banche centrali.

Alcuni analisti hanno legato lo stranissimo comportamento dell’oro, visto in precedenza, al fatto che molti gestori avrebbero dovuto liquidare enormi posizioni in oro per ricoprire forzosamente le forti perdite inaspettate sull’azionario.

Non sappiamo quanto questo sia vero, ma sicuramente è verosimile.

L’informatica ha profondamente cambiato i mercati finanziari. Ha permesso l’accesso a molti più operatori e un’operatività che qualche anno fa sarebbe stata impensabile con strumenti e prodotti nuovi, molto efficienti, ma anche molto imprevedibili sul piano sistemico.

 
La conseguenza è che la volatilità sui mercati acquisisce sempre di più un comportamento ingannevole.

In tempi “tranquilli” tende a diminuire rispetto alle medie storiche, fornendo un’illusione di “sicurezza”, in tempi di crisi tende ad esplodere in maniera molto più violenta che in passato generando reazioni a cascata i cui effetti sono sempre più imprevedibili e quindi sempre più dannosi.

Purtroppo dobbiamo constatare ancora una volta (ma fra qualche mese nessuno più ci baderà) che gli strumenti di prevenzione degli shock sui mercati finanziari sono estremamente deboli. I regolatori dei mercati tendono più a fare i pompieri che a prevenire gli incendi. In genere, nei mercati finanziari, si è sempre pensato molto di più inefficienza che non alla resilienza (ma qui il discorso si farebbe troppo lungo e ci porterebbe fuori strada).

Non solo i regolatori dei mercati finanziari stanno clamorosamente fallendo nel compito più importante che avrebbero, cioè impostare un insieme di regole di comportamento volte a minimizzare i casi di grande crisi, ma stanno contribuendo in modo significativo a porre condizioni di forte instabilità.

Salvo il caso della Cina, fino ad oggi le grandi banche centrali (FED e BCE) non hanno preso provvedimenti legati alla discesa dei corsi azionari. Ma tutti si aspettano che lo facciano presto.

Ormai da anni, i prezzi degli strumenti finanziari sono basati sull’assunto che “tanto le banche centrali continueranno a tenere i tassi bassissimi ed a comprare i titoli sul mercato”.
In altre parole, le banche centrali hanno contribuito a tenere i prezzi degli strumenti finanziari a livelli considerati , praticamente da tutti, irragionevoli se  fosse per l’attesa che le banche centrali stesse continueranno a sostenere i prezzi.
E’ evidente che questa condizione è l’ideale per generare il panico sui mercati. Appena accade qualcosa di significativo la prima domanda che tutti si pongono è: “riusciranno le banche centrali a superare anche questa cosa?”.

Riassumendo questo punto: è molto probabile che le reazioni dei mercati, viste fra qualche mese, saranno giudicate eccessive; al tempo stesso dobbiamo considerare che le condizioni di debolezza strutturale dei mercati finanziari attuali sono molto peggiori di quelle degli anni passati. In presenza di notizie allarmanti (in particolare comportamenti giudicati deludenti delle banche centrali, oppure notizie fortemente inaspettate legate al virus che possa espandersi in USA in modo molto aggressivo) gli spazi per discese ancora più violente restano molto grandi.

 

Occasione per comprare o necessità di mettersi al riparo?

Proviamo a trarre qualche considerazione pratica da quelle più generali esposte nel paragrafo precedente.
Tutti si stanno focalizzando sul prevedere se gli effetti di questo coronavirus sull’economia (e quindi sui mercati) saranno peggiori o migliori di quelli che attualmente ci si aspetta.
Si leggono, quindi, come sempre in questi casi, le considerazioni più disparate.

Ci sono analisti tradizionalmente pessimisti, i quali espongono le ragioni per le quali il blocco dell’attività economica porteranno ad un mezzo disastro e coloro che invece fanno vedere come, in casi simili del passato, gli effetti siano stati tutto sommato temporanei.
Il dibattito si divide fra coloro che ritengono che la ripresa sarà a “V” e quelli che prevedono che sarà a forma di “U”. Cambiano i termini legati all’attualità, sono argomenti sentiti e risentiti molte volte.

La questione è molto semplice e sempre la stessa: semplicemente non lo sappiamo.
Sembra incredibile, ma ogni volta la realtà ci  sbatte in faccia questo concetto, e ogni volta, la quasi totalità degli investitori si affanna ripetere lo stesso errore!
Dobbiamo comprendere, finalmente, che è sbagliato fare scelte sulla base delle previsioni su come evolverà questo o quel fatto.
Si possono avere le più disparate opinioni, ma se siamo onesti con noi stessi dobbiamo riconoscere che semplicemente non sappiamo cosa potrà accadere.
Per mestiere, io devo leggere la maggior parte delle analisi che vengono pubblicate, ma se anche leggessi cento volte il numero di analisi che sono in grado di leggere, questo non migliorerebbe la mia capacità di prevedere come si svilupperà questo caso.

L’effetto del Coronavirus sui mercati è solo l’ultimo di una serie di casi che dovrebbe ricordarci come i mercati finanziari non siano semplicemente rischiosi, ma incerti. L’incertezza fondamentale è una componente ineliminabile dei mercati finanziari e la direzione che hanno preso negli ultimi 10 anni ha, se possibile, reso questa incertezza ancora più pericolosa.

Ritengo assai probabile che appena la fase più acuta della crisi sanitaria sarà terminata, sui mercati ci saranno occasioni di acquisto molto appetibili, in parte potrebbero esserci già adesso, specialmente fra i titoli del Nasdaq.
Il punto è che se l’investitore non impara a gestire l’incertezza attraverso un progetto, un piano, una strategia, la quale si può fondare esclusivamente su una seria analisi degli obiettivi di vita collegati alle disponibilità finanziarie, sarà molto difficile cogliere queste opportunità e sarà più probabile rimanere scottati.

 

Un esempio pratico per capire

Facciamo un semplice esempio pratico per comprendere come avere un piano faccia tutta la differenza del mondo, in questi casi.
Ipotizziamo il caso di un mio cliente che chiamerò Mario il quale ha due figlie abbastanza piccole, di 4 e 7 anni, ed ha deciso di mettere da parte una certa somma per quando faranno l’università e dovranno comprarsi anche una macchina.
Valutato il complesso del suo patrimonio, ritiene di poter destinare a ciascuna figlia complessivamente 40 mila euro, anche se un suo forte desiderio sarebbe quella di potergli destinare una cifra più grande.

Ha deciso di utilizzare i mercati finanziari per provare a dare alle proprie figlie una cifra superiore rispetto a quella che oggi potrebbe permettersi.

Mario ha pianificato di entrare nei mercati azionari gradualmente, nell’arco di massimo 5 anni, perché ha ritenuto, qualche mese fa, che i mercati azionari fossero già piuttosto cari, ma – soprattutto – perché in caso di forti correzioni, avrebbe potuto essere a rischio il suo obiettivo finale. Ha stabilito un progetto in base al quale se i prezzi scendono investe una quota maggiore, e se i prezzi salgono investe una cifra fissa. Mario ha anche fissato cosa fare una volta che l’acquisto sarà completato ed in quali casi uscire dai mercati mano a mano che la data di utilizzo di questi soldi si avvicina.
In un contesto del genere, con i mercati che sono diminuiti del 15% ed un piano ben scritto è facile per Mario comprare azioni. Magari i mercati scendono ancora, ma lui ha tutto lo spazio del mondo per continuare a comprare. Ovviamente Mario compra gli indici, i quali non potranno andare a zero. Prima o poi risaliranno ed il suo piano offre la ragionevole garanzia che le sue figlie, alla scadenza, avranno una cifra ben superiore – anche considerato l’inflazione – rispetto a quello che lui ha destinato loro (cioè i 40 mila euro iniziali).
Non c’è nessuna ragione per andare in panico, per voler prevedere cosa accadrà in futuro.

 Avere degli obiettivi ed avere un piano cambia tutto. Rende inutile prevedere. Porta a fare azioni molto più sensate e, mediamente, a guadagnare molto di più sui mercati.

Immaginiamo invece se Mario non avesse fissato nessun obiettivo.
Aveva una certa cifra in azioni, determinata sostanzialmente dallo stratificarsi degli eventi. Ogni volta che aveva qualcosa da investire si rivolgeva al suo intermediario che gli presentava le “occasioni” del momento, senza che lui avesse mai capito realmente perché stava investendo nei vari prodotti. Non ci sono obiettivi, se non i generici “guadagnare il più possibile rischiando il meno possibile” e – soprattutto – non c’è un piano, un progetto.
Davanti a movimenti così assurdi dei mercati è normale che Mario si fa prendere dal panico. Si rivolge al “consulente-venditore” che gli ha proposto gli investimenti il quale gli dice semplicemente di stare tranquillo, magari gli fa vedere qualche grafico per tranquillizzarlo, ma si capisce benissimo che lui è più agitato di Mario stesso ed anche Mario entra nel panico col rischio di vendere in perdita.

 

Conclusione

La semplice verità è che non sappiamo come evolverà questa situazione. Al momento è ragionevole supporre che le preoccupazioni espresse dalle reazioni dei mercati siano esagerate rispetto al reale impatto che questo problema avrà sull’economia. Non sappiamo però né quanto durerà la cosa, né quali effetti a lungo termine potranno derivare dall’interruzione dei flussi di cassa di aziende così incredibilmente indebitate come sono mediamente le aziende oggi.

Queste situazioni ad elevatissima volatilità possono essere eccellenti opportunità per chi ha già realizzato dei progetti d’investimento, ma possono anche essere estremamente pericolose per chi si approccia al mercato senza obiettivi e piani.
Quindi se sei uno dei pochissimi fortunati investitori che ha già un piano d’investimento, seguilo con serenità, come ti sarà comunque facile, se sei come la totalità degli investitori che ha fatto scelte in modo sostanzialmente improvvisato, non ti affrettare a fare adesso cambiamenti rispetto a quello che hai fatto. Vai alla radice del problema: progetta un piano partendo dai tuoi obiettivi di vita collegati ad esigenze finanziarie. Se non sai come fare, fatti aiutare da un professionista.
La tua vita finanziaria cambierà per sempre!

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