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VOLUNTARY DISCLOSURE ATTO II – L’ultima occasione (forse) per regolarizzare le attività all’estero

Tempo di lettura: 2 minuti

Il governo ha anticipato che sarà messa a punto, subito dopo l’estate, la Voluntary Bis che permetterà, a chi non l’ha ancora fatto, di far rientrare i capitali detenuti a qualsiasi titolo all’estero.
Lo scambio automatico di informazioni sui conti off shore secondo lo standard OCSE, dovrebbe allargarsi ai 92 Paesi firmatari dal 2018. Un anno e mezzo ancora, quindi, a disposizione di chi ha occultato capitali per decidere sul da farsi.
La Banca d’Italia aveva stimato che nel 2015 i capitali all’estero non dichiarati ammontavano a 200 miliardi di euro. Con la Voluntary Disclosure I sono stati regolarizzati 59 miliardi e mezzo, con un gettito stimato di euro 3,8 miliardi e quindi con un carico fiscale medio del 6,38%. Ne sono rimasti ancora oltre due terzi.
Le istanze pervenute all’Agenzia delle Entrate sono state 129.565, ma la provenienza dei capitali ha fatto molto riflettere. Infatti la distribuzione è stata la seguente: Svizzera (69,6%), Principato di Monaco (7,7%), Bahamas (3,7%), Singapore (2,3%), Lussemburgo (2,2%) e San Marino (1,9%). La quasi totalità dei capitali è stata regolarizzata per i Paesi con i quali l’Italia aveva stipulato un accordo per lo scambio di informazioni e ben pochi sono i capitali rientrati da Paesi Black List.
Gli organi di stampa non hanno sufficientemente sottolineato come l’onere per la regolarizzazione dai Paesi Black List era circa 10 volte superiore rispetto al carico tributario dei Paesi firmatari di accordi con lo Stato Italiano. Il detentore di capitali in Paesi Black List che doveva sostenere un onere del 50-60% ha valutato, nella quasi totalità dei casi, di lasciare il capitale dov’è, accettando il rischio di controlli delle Autorità Italiane.
C’è da sottolinare, però, che lo scenario normativo ed internazionale sta mutando velocemente: nel nostro paese le regole sull’autoriciclaggio stanno mostrando sempre più la loro efficacia contro l’evasione; in Europa il consiglio ECOFIN dovrebbe approvare regole più stringenti contro l’elusione internazionale; paradisi fiscali sufficientemente affidabili sono sempre meno; scandali pubblici come il caso “Panama Papers” hanno dimostrato il rischio di un danno d’immagine devastante.
Imprenditori, professionisti, politici, sportivi, personaggi “pubblici” in generale potrebbero trovarsi in mezzo a scandali simili con consenguenti datti reputazionali incalcolabili.
Le maggiori testate finanziarie italiane (Il sole 24 ore e Italia Oggi) hanno provato a fare anticipazioni in ordine al contenuto e la struttura della Voluntary II ipotizzando esclusivamente l’estensione ad alcune annualità della prima Voluntary; il gettito di tale operazione sarebbe risibile e non giustificherebbe il rischio politico del Governo nel produrre un dispositivo da sempre considerato antipopolare. Le Autorità Fiscali sanno benissimo che per avere gettito è necessario rendere la manovra fruibile ed “economica” per i capitali Black List e, nella evidenza che alcuni capitali resteranno immobilizzati poiché riferiti a gruppi multinazionali, si potrebbe ipotizzare un gettito quasi doppio, rispetto alla prima Voluntary, laddove le aliquote reali di regolarizzazione si attestassero sul 20/25% dei capitali detenuti in Paesi Black List.
E’ necessario verificare quale sarà il “livello del coraggio politico” del Governo nella predisposizione della manovra.
E’ arrivato realmente il momento di rendere legali i propri capitali.
La nostra organizzazione professionale ha messo a punto una equipe altamente specializzata, da me coordinata, al fine di verificare le condizioni e gli oneri per la fattibilità dell’adesione sulla base delle condizioni legali che ci verranno imposte. Sarà poi facoltà del cliente assumere ogni tipo di decisione dopo che sarà stato adeguatamente informato.

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