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A che punto sono i mercati azionari?

Tempo di lettura: 3 minuti

L’ultima parte del 2016 ha visto i mercati azionari mettere a segno un buon recupero che in alcuni mercati ha fatto chiudere l’anno con leggeri guadagni (Cina +2,5), in altri mercati non sono riusciti a far recuperare un andamento comunque negativo dell’anno (Italia -10,2%, europa -1,2%) e nel mercato azionario principale, quello USA, ha contribuito ad una performance annua interessante (+9,5%).

Questo recupero è stato legato alle aspettative che gli operatori hanno circa le iniziative del nuovo presidente americano (in particolare certe deregolamentazioni del settore finanziario e tagli alle tasse).

L’attuale ciclo positivo del mercato azionario è uno dei più lunghi di sempre ed è ragionevole domandarsi fino a quando può durare. Chi ci conosce da molto tempo sa perfettamente che noi riteniamo impossibile (ed anzi inutile e dannoso) prevedere correttamente l’andamento futuro dei mercati finanziari che sono incerti per loro natura fondamentale. E’ possibile, però, analizzare la situazione attuale rapportandola agli schemi di comportamento che si sono più frequentemente verificati in passato.

Uno dei modi che noi preferiamo per fare questo è l’analisi ciclica. I mercati finanziari tendono ad avere comportamenti ciclici, naturalmente non si ripetono mai nella medesima forma. Questo tipo di analisi, quindi, tendono ad avere margini d’interpretabilità molto elevata. Sono più strumenti per “artigiani della finanza” che non per matematici. Ciò nonostante nel corso dei molti anni che ci occupiamo di finanza hanno saputo fornirci indicazioni preziose. L’aspetto più importante per avvantaggiarsi dell’analisi ciclica dei mercati finanziari consiste nell’abbandonare l’idea che i cicli debbano essere sempre uguali a loro stessi. I cicli sono composti di vari sotto-cicli. Questi sotto-cicli, a loro volta, hanno sotto-sotto-cicli fino ad arrivare ai cicli di brevissimo tempo. Le molte combinazioni possibili dei vari sotto-cicli – conformazioni che sono determinate anche da ciò che accade e che è per natura imprevedibile – conferiscono al ciclo complessivo un aspetto sempre differente a quelli precedenti. Ciò non toglie, però, che comprendere profondamente la natura ciclica dei mercati ci fornisca un utile e molto potente strumento di analisi.

Normalmente il ciclo azionario americano, quello più importante che guida i mercati azionari mondiali, tende ad avere due sotto-cicli principali. In alcune circostante il ciclo si compone di tre sotto-cicli ed in questo caso il terzo è di natura meramente speculativa. In questo momento le nostre analisi ci portano a pensare che nel 2016 si sia chiuso il secondo sotto-ciclo del ciclo azionario USA e che sia iniziato il terzo sotto-ciclo che componente questo lunghissimo ciclo azionario.

Un grande investitore del passato, Sir John Templeton disse che i bull market (cioè le fasi positive dei mercati azionari) nascono nel pessimismo, crescono nello scetticismo, maturano nell’ottimismo e muoiono nell’euforia.

Le valutazioni dei mercati azionari, in passato, ci raccontavano di prezzi – in particolare per il mercato azionario USA – già molto cari, ma durante tutto questo periodo non si è mai vista una vera e propria euforia nei mercati. E’ possibile che nel corso dell’attuale terzo sotto-ciclo del mercato azionario americano si possa assistere ad una vera e propria fase euforica simile a quella che abbiamo visto circa 17 anni fa nel periodo 1999-2000.

Allora, fra gli operatori finanziari si diffuse la credenza che i criteri di valutazione delle azioni tecnologiche non erano adeguati al “nuovo paradigma” legato ad internet ed alle nuove tecnologiche. Questa credenza spinse i prezzi delle azioni a livelli assurdi. Oggi sta iniziando a farsi largo il concetto di “nuova normalità” legato al fatto che i tassi d’interesse così bassi resteranno tali ancora per molti anni e che questo giustificherebbe prezzi delle azioni eccezionalmente alti.

Uno degli indicatori più apprezzati dal più grande investitore attualmente in esercizio, Warren Buffet, è il rapporto fra la capitalizzazione del mercato azionario ed il PIL (prodotto interno lordo).

Il grafico che segue mostra questo rapporto dal 1924.

 

Si può osservare come il mercato sia sopravvalutato anche se non ha raggiunto i picchi totalmente irrazionali del 2000. Gli ulteriori spazi di crescita che esistono sono essenzialmente spazi speculativi. Le conclusioni che possiamo trarre, in sintesi, sono le seguenti: nel 2017 se ci saranno rendimenti sui mercati questi potranno essere dovuti solo dall’azionario, ma se rendimenti ci saranno saranno rendimenti di natura speculativa. Il corollario di questa affermazione è che il controllo dei rischi azionari dovrà essere particolarmente attenta e saranno da preferire decisamente le strategie più dinamiche.

 

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