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Le conseguenze della inevitabile digitalizzazione di tutte le transazioni economiche

Tempo di lettura: 5 minuti

Un mio carissimo amico e cliente, qualche giorno fa, mi ha segnalato il nuovo libro di Beppe Scienza “Viva i contanti” chiedendo una mia opinioni sulle tesi del bravissimo matematico torinese che stimo molto, anche se talvolta ha posizioni un po’ distanti dalle mie (come sul tema dei fondi pensione) o molto distanti dalle mie, come su questo tema del contante. 

La completa digitalizzazione della moneta è un fatto inevitabile, è solo questione di tempo. Anche se Beppe Scienza non sarà contento, arriverà molto prima di quello che la media delle persone oggi immagina. 

 

Moneta digitale delle banche centrali

L’attenzione dei media è rivolta principalmente sulle così dette cryptomonete come il famosissimo bitcoin ed i numerosi epigoni. 

Per quanto l’argomento sia ancora molto controverso, personalmente non credo che saranno queste cryptomonete a dominare il mercato dei pagamenti digitali nei prossimi anni. 

Ritengo molto più probabile che siano le banche centrali a giocare un ruolo decisivo introducendo le monete digitali delle banche centrali

La nazione più avanti in questo percorso è sicuramente la Cina, con il suo eCNY, ma tutte le banche centrali mondiali si stanno muovendo, compresa la BCE. 

Secondo un recente studio della BIS , che viene considerata la “Banca Centrale delle Banche Centrali”, negli ultimi 12 mesi, oltre 60 nazioni, di tutte le dimensioni, hanno fatto esperimenti sulle monete digitali delle banche centrali. Si va dalla enorme Cina – la più avanti –  agli Stati Uniti d’America (in particolare con la Fed di Boston), passando da nazioni più piccole come la Svezia, che è molto avanti in Europa, fino a nazioni molto piccole come le Bahamas con il progetto “Dollaro di sabbia”

I vantaggi delle monete digitali delle banche centrali sono dirompenti rispetto alla moneta cartacea. Come per tutte le cose, quando ci sono enormi opportunità ci sono anche rischi notevoli. Le monete digitali possono essere uno strumento di controllo e repressione sociale potentissimo, ma possono anche essere uno strumento altrettanto potente di emancipazione sociale e gestione dei cicli economici. 

Attraverso la diffusione delle monete digitali delle banche centrali, le autorità pubbliche possono avere accesso ad una quantità e qualità di informazioni sull’andamento dell’economia che erano semplicemente impensabili fino a solo pochi anni fa. 

Ma non solo, le monete digitali delle banche centrali possono costituire un potentissimo strumento di politica monetaria che fino a poco tempo fa era molto complesso realizzare, mi riferisco al sogno dell’economista eretico Silvio Gesell, cioè la “moneta di ghiaccio” (1). 

Le banche centrali potrebbero distribuire gratuitamente nei portafogli dei cittadini del denaro elettronico a tempo. E’ un denaro che se non viene speso perde di valore, include cioè un tasso d’interesse negativo che lo erode nel tempo. E’ naturale che questo meccanismo accelera incredibilmente la velocità di circolazione della moneta, uno dei parametri fondamentali sui quali, fino ad oggi, le banche centrali hanno sempre avuto pochi strumenti per operare (per chi studia questi temi, è la famosa metafora del “cavallo che non vuole bere”). 

Durante le fasi negative del ciclo economico, le banche centrali possono emettere questa moneta la quale col tempo si estingue e quindi genera molti meno problemi di potenziale inflazione. Se uniamo questo nuovo strumento monetario con la potenza dell’analisi dei dati in tempo reale che è possibile ricavare dall’uso generalizzato della moneta elettronica, l’eliminazione dell’economia sommersa e della criminalità connessa, fino ad arrivare all’eliminazione dei costi per la gestione del denaro contante, possiamo vedere che i vantaggi della moneta digitale rispetto a quella cartacea sono semplicemente enormi.

E’ fondamentale, però, che i cittadini, in primo luogo prendano sempre di più consapevolezza sul tema della moneta che ha sempre dominato la nostra vita, ma con l’introduzione delle monete digitali delle banche centrali lo farà in modo ancora più pervasivo, e secondariamente pretenda dalle autorità pubbliche un livello di trasparenza, competenza e democraticità nelle decisioni su questo tema molto superiore rispetto a quello attuale. 

I due punti sono interconnessi, fino a quando i cittadini stessi non prenderanno coscienza dell’importanza del tema (ed oggi siamo lontanissimi) non accadrà mai che le autorità pubbliche facciano cambiamenti significativi di loro iniziativa. 

 

NFT: la blockchain per i beni digitali non fungibili 

In un precedente articolo ho parlato dell’importanza della “finanza distribuita” che è destinata a cambiare radicalmente tutta la finanza nello spazio massimo di un decennio (più probabilmente meno) grazie all’applicazione della tecnologia blockchain. Invito chi fosse interessato a leggere prima di questo paragrafo quell’articolo, perché aiuterà a rendere più chiaro cosa sono i NFT.

In questo paragrafo desidero parlare di un’altra applicazione della blockchain che consentire di scambiarsi beni digitali unici, cioè non fungibili.

Fino a poco tempo fa, se un artista passava ad un compratore una sua opera digitale, cioè il file grafico con un suo lavoro, non poteva in nessun modo avere la certezza che poi l’artista non vendesse ad un altro soggetto quella stessa opera. Oggi, invece, grazie ad una tecnologia resa possibile dalla blockchain è possibile scambiarsi dei Non Fungible Token, in sigla NFT, che non sono altro che contenuti digitale che risiedono nella blockchain e forniscono la “certezza” che quel contenuto sia unico ed originale perché tutto il processo di creazione e scambio rimane tracciato nella blockchain. 

Chi è totalmente a digiuno della cosa può pensare che queste siano follie per adolescenti. Non è così. L’11 Marzo la casa d’aste londinese Christie’s ha venduto un’opera dell’artista  Beeple (Mike Winkelmann), denominata “Everydays: The First 5000 Days”, per 6,6 milioni di dollari !

L’opera era stata venduta precedentemente dall’artista ad un centesimo del valore a cui è stata battuta pochi giorni fa. 

Non è questa la sede per approfondire il tema dei NFT, quello che mi interessa sottolineare è che stiamo procedendo verso la digitalizzazione sempre più spinta praticamente di qualsiasi cosa. 

Questi NFT stanno creando nuovi mercati. Nel mondo del gaming, ad esempio, esistono ormai moltissimi oggetti digitali unici che vengono scambiati al di fuori del controllo del creatore del gioco e che vengono poi utilizzati in quel contesto. 

Si stanno anche creando nuovi spazi digitali dove vengono esposti NFC, come “musei virtuali”, ed è facile pensare che in futuro queste “visite” saranno a pagamento. 

Stanno nascendo anche delle “cornici” da appendere al muro o appoggiare sopra mobili che si collegano alla rete e possono mostrare degli NFT che sono stati acquistati. 

Stiamo procedendo a grandissimi passi in quel mondo che il grande filosofo contemporaneo Luciano Floridi ha chiamato: onlife. Non ha più senso chiedersi se una cosa o una situazione sia “on-line” oppure “offline”. Chi si fa una domanda del genere non ha compreso dove stiamo andando. Siamo sempre costantemente sia online che offline, o come dice Floridi, siamo onlife. 

 

Le conseguenze della digitalizzazione delle transazioni economiche

Con queste brevi considerazioni, spero di aver dato ai lettori sufficienti argomentazioni affinché comprendano che la digitalizzazione di tutte le transazioni economiche non è più questione di sé, ma solo questione di quando. 

Ragionevolmente, nel corso di un decennio vedremo sparire del tutto il contante o, quantomeno, relegarlo a ruoli insignificanti. Oltre l’80% dei pagamenti avverrà in formato elettronico e la maggioranza di questi saranno automatizzati (cioè senza bisogno di passarsi di mano carte di pagamento). 

Il commercio elettronico, già oggi molto diffuso, diventerà il principale canale di distribuzione delle merci fisiche ma – come abbiamo visto – si diffonderanno nuove forme di merci digitali che apriranno anche nuovi mercati. 

Dal punto di vista sociale, questo darà alla banche centrali nuovi strumenti di gestione dell’economia. Dal punto di vista degli investimenti finanziari, questo creerà una forte frattura tra aziende storiche che dovranno reinventarsi o sparire ed aziende relativamente giovani che conquisteranno enormi fette di mercato. 

Gli investitori più pigri e prudenti possono tranquillamente ignorare questi processi ed affidarsi comunque alla media del mercato investendo negli indici, ma gli investitori più curiosi e propensi al rischio potranno trovare in questo settore interessantissime opportunità da valutare. 

 

Note

  1. L’idea di una “moneta di ghiaccio” e le tesi di economisti eretici come Silvio Gesell resterebbero confinate nel mondo delle “eccentricità economiche” se non fosse che a parlarne recentemente sono stati il New York Times riprendendo un articolo pubblicato su China Finance (organo della Banca Centrale Cinese). Nel mondo occidentale, la Banca Centrale Canadese ha pubblicato un paper sui vantaggi delle monete digitali delle banche centrali nel migliorare l’efficacia delle politiche monetarie, fra i vantaggi indicati vi è proprio la possibilità di dare un interesse negativo ai saldi monetari per incentivare la velocità di circolazione della moneta.

 

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