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Consulenza Finanziaria: cosa cambia dal 2018 con la MIFID II

Tempo di lettura: 2 minuti

Venerdì 1 Dicembre ho avuto il piacere di essere invitato ad una Conviviale del Rotary Club di Fucecchio – Santa Croce per parlare degli investimenti finanziari alla luce delle nuove normative che entreranno in vigore a partire dal prossimo gennaio.

 

Ho voluto fare un intervento formale più breve possibile lasciando spazio poi alle domande che sono state numerose ed interessanti. Nella parte strutturata dell’interento, che potete rivedere qui sotto, mi sono soffermato su un aspetto fondamentale negli investimenti finanziari: i costi del risparmio gestito.

Parlare di costi appare sempre riduttivo, ma in finanza la questione è veramente centrale.
I costi, infatti, non implicano solamente un gravissimo danno diretto, riducendo i rendimenti attesi, a parità di rischio, ma causano un danno indiretto ancora più grave.
La prenza di questi grandi costi, di fatto, rende impossibile una reale consulenza, perché il proponente l’investimento è economicamente troppo più incentivato a vendenre che non a far fare scelte d’investimento consapevoli.
La conseguenza è che – salvo rarissime eccezioni – le persone entrano ed escono dai mercati nei momenti sbagliati, poichè lo fanno senza consapevolezza, sulla spinta di attività di vendita.
E’ molto più facile venere le performance passate che fare una reale analisi delle caratteristiche e dei bisogni dell’investitore e, sulla base di questa, sviluppare progetti d’investimento condivisi.
Fare questo tipo di analisi e di progetti richiede tempo e sforzo sia da parte dei consulenti, sia da parte dei clienti. Non è qualcosa che “si vende” con facilità, come una bella performance passata.
Servono inoltre competenze non comuni (mentre le competenze di vendita sono molto più diffuse) e… in ultima analisi, rende drammaticamente meno alla banca.

 

Con la nuova direttiva comunitari sui servizi d’investimento, però, sarà sempre più difficile per le banche giustificare gli enormi costi carico dei loro clienti. Gli obblighi in materia di divieto di percepire la retrocessione delle commissioni e quelli relativi alla trasparenza sui costi, renderà molto più clienti informati di quello che realmente pagano (cioè tra il 2 ed il 3,5% all’anno, in media, secondo la stessa Banca d’Italia).
L’auspicio non è soltanto che questi costi possano essere ridotti, ma anche che finalmente gli investitori comprendano che non è più tempo di approcciarsi agli investimenti finanziari chiedendo “quanto rende?”, ma dedicando il tempo necessario per comprendere gli elementi essenziali per poter fare scelte d’investimento realmente consapevoli.

 

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