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Cosa abbiamo imparato in un mese di “Orso” sui mercati?

Tempo di lettura: 8 minuti

In questo momento molto particolare dei mercati finanziari, pubblichiamo in questo articolo l’ultima newsletter aperiodica “Tekta Flash” che inviamo ai nostri clienti ed a coloro con, pur non essendo nostri clienti, per varie ragioni professionali sono entrati in contatto con qualcuno dei nostri professionisti.

 


Nel primo “Tekta Flash” in cui mi sono occupato principalmente di Coronavirus, a Febbraio, dal titolo “Coronavirus contro Banche Centrali: chi vincerà?” scrivevo: “I prossimi giorni ci diranno molto in questo senso. Come sempre, saremo davanti ai terminali a cogliere ogni potenziale notizia che possa essere in qualche modo utile.” E’ passato ormai quasi un mese e gli scenari si sono evoluti. In questo Tekta Flash sintetizziamo, per punti, cosa abbiamo imparato e proviamo a delineare qualche nuovo scenario.

Quando ho scritto quel Tekta Flash avevamo sostanzialmente tre scenari base: A) un recupero abbastanza rapido, coni il problema sostanzialmente contenuto; B) un acuirsi del problema con pesanti ripercussioni nell’economia e cali del PIL nell’ordine del 3-5%, ma comunque gestibili attraverso stimoli monetari; C) una recessione profonda e sistemica che avrebbe richiesto misure mai sperimentate prima per uscirne.

Cosa abbiamo imparato

Vediamo per punti quelli che, a mio avviso, sono i fatti rilevanti oggi:

  • Il virus e qui per rimanere e si farà (si sta già facendo) il giro del mondo;
  • Non è un virus particolarmente pericoloso, ma genera un problema organizzativo ai sistemi sanitari il quale provoca gravi problemi sociali che devono essere contenuti, pena l’inaccettabile morte di milioni di persone in tutto il mondo;
  • Le misure di contenimento causeranno una recessione mondiale ormai scontata;
    Gli esperti del settore ci dicono che è probabile che svilupperemo un antivirale specifico entro il 2020 ed un vaccino entro il 2021;
  • Le banche centrali hanno attivato delle misure di politiche monetarie espansive di dimensioni enormi, ma queste – come era facile prevedere ed avevamo scritto nei Tekta Flash che ricevete – non hanno tranquillizzato i mercati;
  • I governi si stanno orientando verso misure di supporto fiscale all’economia importanti.  In questo l’Inghilterra è stata forse la più efficace al momento. Il patto di stabilità europeo che avrebbe impedito agli Stati di immettere tanti soldi nell’economia reale è sospeso. La proposta dell’Italia di introdurre Eurobond, proposta che solo qualche tempo fa sarebbe stata accolta con freddezza (se non con una risata…) dalla Germania, adesso sembra essere presa seriamente in considerazione dalla Francia ed ha buone probabilità di essere accolta;
  • I prezzi delle azioni, delle obbligazioni dei paesi emergenti e (parzialmente) delle obbligazioni corporate – considerate come indici – sono già oggi molto interessanti. Fra pochi anni considereremo ottime occasioni a molti sfuggite.

 

Cosa dobbiamo ancora vedere?

Dei tre scenari di cui ho parlato all’inizio il primo scenario è evaporato. Si può considerare ormai certo che sperimenteremo una recessione mondiale.

La durezza di questa recessione dipenderà essenzialmente da due fattori, il secondo dei quali è più rilevante del primo:

  • quanto durerà la fase di contenimento del virus che determina una gravissima restrizione di molte attività economiche;
  • quanto veloci e convincenti saranno le attività di sostegno dei governi all’economia reale;

Credo che avremo sorprese positive sul primo punto e – temo – meno positive sul secondo, specialmente in Europa. In generale sono molto più ottimista di quanto lo fossi durante la crisi dell’Euro. Crisi che ho vissuto con un enorme senso di rassegnata frustrazione nel vedere distruggere con le proprie mani l’economia Europea dalla sostanziale stupidità ed incapacità dei governanti.

Questa volta si è partiti troppo piano, ma nella direzione giusta (quella dell’intervento pubblico). La volta precedente siamo partiti troppo forte nella direzione sbagliata (quella del taglio delle spese e l’aumento delle tasse).

Sul piano delle soluzioni derivanti dall’industria farmaceutica, ritengo che vi siano buone probabilità che la tecnologia ci stupisca di nuovo. I progressi che la scienza sta facendo anche in quel campo sono impensabili ed i denari che sono a disposizione affinché queste conoscenze siano messe a frutto sono astronomici. Mi aspetto solo sorprese positive da questo campo. Il virus è di una famiglia molto conosciuta, non particolarmente “aggressivo” (ricordiamo che i virus non sono esseri viventi, ma frammenti biologici). La soluzione “tecnica” al problema è del tutto alla nostra portata, anche se necessariamente richiede un po’ di tempo.

Sul piano delle misure di sostegno economiche cerchiamo intanto di quantificare le risorse ragionevolmente necessarie. A livello mondiale stiamo parlando di una cifra intorno ai 4-5 trilioni (migliaia di miliardi) di dollari. Sono tantissimi, ma le banche centrali, nel corso di questi anni, complessivamente, hanno immesso questo ordine di grandezze di liquidità nei mercati finanziari.

A livello italiano abbiamo bisogno di circa 300 miliardi di euro. Si stima che la Germania avrà bisogno di circa 500 miliardi.

La quantità di soldi dipenderà essenzialmente da quanto velocemente e quanto convincentemente verranno messi a disposizione dei cittadini e delle imprese.

Sarebbe auspicabile che l’esperienza del “whatever it takes” di Mario Draghi avesse insegnato qualcosa, ma temiamo che la lezione non sia state appresa.

In questo mese già molte imprese hanno deciso di chiudere e di non riaprire. Questo è il primo problema che dovremo evitare con un messaggio forte e chiaro: “Non temete: i problemi generati da questa interruzione delle attività verranno coperti da interventi pubblici. Non chiudete le vostre imprese adesso, perché passata la crisi ci saranno tutti gli stimoli necessari all’economia. Li stiamo approntando nei dettagli, ma saranno sufficienti. Ci prendiamo l’impegno di non far subire a nessun cittadino o impresa gli oneri dell’interruzione dal lavoro che abbiamo imposto per ragioni di salute pubblica.”

Questo dovrebbe essere il messaggio forte, chiaro, ma – soprattutto – espresso in modo autorevole e credibile.

Vorrei poter scrivere che mi aspetto una cosa del genere, ma purtroppo mi aspetto il contrario. L’Italia ha presentato un decretino da 25 miliardi per l’emergenza. Per carità, è un primo passo nella direzione giusta. E’ preferibile averlo fatto che essere rimasti totalmente fermi, ma – rispetto alle dimensioni del problema – si parla di spiccioli.

I nuovi scenari possibili

Abbandonato, in questo mese, lo scenario di un recupero a “V” (cioè rapido), rimangono essenzialmente due scenari:

  • lo scenario a “U”, cioè una profonda discesa ed un periodo di tempo di recupero piuttosto lungo, ma seguito poi da una robusta e piuttosto rapida ripresa (per intenderci lo scenario del 2008);
  • lo scenario a “L”, cioè  una profonda crisi con danni devastanti che potrebbero durare per molti anni (lo scenario del 1929).

Il nostro scenario base è lo scenario ad “U”. Questo si può a sua volta scomporre in vari altri sotto-scenari in base alla “forma” che ipotizziamo della pancia della “U” (fuor di metafora, in base alla profondità e la durata della fase più “buia” della crisi finanziaria ed economica).

Uno scenario ad “L” potrebbe prospettarsi solo qualora le Autorità Pubbliche dovessero sbagliare tutto e/o dovessero innestarsi altri fatti ad oggi ignoti all’interno dello scenario attuale (ad esempio una mutazione strana di questo virus, o fatti completamente scollegati come una guerra dovuta alle tensioni sul petrolio, ma sicuramente – qualora accadesse – sarebbe qualcosa di oggi non noto).

Ricordiamoci sempre che il futuro è incerto. Non si fanno gli scenari per tentare di prevedere i mercati, ma per tentare di applicare un set di regole d’investimento adeguato a tutti i contesti ragionevolmente ipotizzabili.

Nello scenario base è facilmente ipotizzabile un indice mondiale che potrebbe vedere discese superiori al 40%. Se le politiche delle Autorità Pubbliche dovessero essere considerate in un primo momento deludenti, potremmo vedere l’indice mondiale perdere anche il 50%, ma si tratterebbe di un sotto-scenario dello scenario ad “U” che ad oggi valuto poco probabile.

Ci sono due fasi della scenario base che osserveremo nei prossimi due/tre mesi.

Il primo è quello in cui inizieremo a vedere i primi fallimenti importanti. Se i prezzi del petrolio non dovessero salire, il settore estrattivo USA, quello dell’olio di scisto,  potrebbe essere un “focolaio” importante della crisi finanziaria. In generale le obbligazioni corporate, in particolare le cosiddette High Yield o Junk Bond, saranno un mercato – come indice – da sovrappesare in portafoglio qualora si assisterà a grandi fallimenti di aziende importanti.

La seconda fase sarà quando la recessione non sarà più vissuta – come in questo momento – solo come un’ipotesi molto probabile, ma quando i numeri ci diranno che sarà una realtà ed inizieremo a parlare di quanto durerà. Inizieremo a sentire l’espressione “luce in fondo al tunnel”.

Questi due segnali ci diranno che (molto probabilmente), finanziariamente, avremo toccato il fondo.

Sempre all’interno di uno scenario ad “U”, esiste un sotto-scenario che prevede una “U” con le “stecche” più corte del normale. Una sorta di “u” minuscola. Questo scenario è lo scenario che prevede una gestione della crisi da parte della Autorità Pubbliche particolarmente efficace. Questo scenario si avvicina allo scenario a “V”, ma poiché gli effetti di questo virus saranno a “scacchiera” sull’intero globo (quindi quando l’Italia sarà uscita, gli USA saranno probabilmente nel mezzo della crisi) è quasi impossibile che vi sia una ripresa veramente rapida dei mercati finanziari, ma non si può escludere che le Autorità Pubbliche riescano a contenere le discese e che questi prezzi siano già i più bassi che vedremo.

Allo stato dei fatti, assegniamo circa il 20% di probabilità allo scenario ad “u” minuscola: crisi abbastanza lunga diciamo per tutto il 2020, ma con prezzi non distanti dagli attuali, ovviamente sempre passando da alti e bassi.

Assegno circa un 60% allo scenario centrale di una classica crisi ad “U”: prezzi che scendono ancora, con riprese e discese fino a tutto il 2020 (e forse oltre) e che vedranno i minimi nell’aria -40% dai massimi dell’indice azionario mondiale.

Assegno circa un 15% allo scenario “U/L”: una crisi che si acuisce tra l’estate e l’autunno a seguito di fallimenti e incapacità delle Autorità Pubbliche di tranquillizzare le persone, ma non vedo lo sfociare in una depressione perché la tecnologia alla fine toglierà le castagne dal fuoco.

Assegno infine solo un 5% all’ipotesi di una crisi che sfocia di una grande depressione. Questo potrebbe accadere solo se le autorità pubbliche sbagliassero veramente tutto oppure se, all’interno di questa crisi si inserisse un evento completamente nuovo in grado di trasformarne la natura (come fu lo scoppio delle bolla tecnologica del 2000, al quale seguì il crollo delle torri gemelle nel 2001).

 

Cosa fare in pratica?

Con queste nuove informazioni e ipotesi di scenario, abbiamo le idee più chiare per valutare se i progetti d’investimento che con molti di voi abbiamo  già programmato necessitino o meno di adeguamenti.

La maggioranza dei destinatari principali di questa newsletter, cioè i nostri clienti, sono nella condizione ideale per cogliere le enormi opportunità finanziarie che questa crisi sta generando già adesso, poiché siete liquidi ed avete iniziato a disinvestire dalle polizze o dai conti depositi con i vincoli rotativi. Lo voglio scrivere in modo un po’ colorito così che vi rimanga in testa: chi è liquido oggi è ricco.

Alcuni di voi, nel 2019 hanno iniziato piani di accumulo sull’azionario molto graduali che prevedevano un ingresso dilazionato fino ad un massimo di 5 anni, con ingressi trimestrali, ed un’accelerazione dell’ingresso in caso di discese dei mercati. Con i primi grandi ribassi – seguendo le regole – abbiamo approfittato dei primi grandi ribassi.  Altri di voi hanno iniziato i piani proprio in questi giorni.

Questi piani sono stati progettati in uno scenario di mercati azionari cari all’interno di un ciclo economico che era il più lungo della storia.

Adesso siamo in uno scenario di recessione sostanzialmente in corso, con prezzi azionari ridotti nell’ordine del 30%.

Nei prossimi giorni vi proporrò di rivedere i vecchi piani, sempre partendo dagli obiettivi personali, per entrare con la quota adatta al profilo personale negli asset volatili, mediamente nell’arco dei prossimi 12/18 mesi, investendo rate più pesanti sulle discese e meno pesanti su eventuali recuperi.

Dobbiamo pensare di restare con una quota di circa un terzo/quarto di liquidità destinata al piano che dovrà essere ancora investita dopo che il mercato avrà raggiunto i minimi.

Perché questo? Perché quando il mercato avrà raggiunto i minimi, noi semplicemente NON LO SAPREMO. Lo sapremo diversi mesi dopo. Ciò nonostante, dobbiamo avere la liquidità perché se è vero che lavoriamo sullo scenario base, il progetto deve prevedere di avere una situazione accettabile anche negli altri scenari. Così come molti di voi hanno già iniziato ad investire una parte minoritaria della liquidità a prezzi che sono interessanti, ma più alti di quelli odierni, allo stesso modo compreremo ancora sia a prezzi simili a quelli attuali, probabilmente a prezzi ancora più bassi di quelli attuali e molto probabilmente a prezzi più alti di quelli attuali. Questo perché non possiamo escludere nessuno degli scenari descritti sopra ed in ciascuno di quegli scenari noi dovremo guardare il portafoglio e dire che possiamo ritenerci abbastanza soddisfatti. Soprattutto dopo un annetto dopo dal momento in cui la scienza avrà trovato la soluzione a questo problema.

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