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Il mito dell’esperto che sa dove andranno i mercati finanziari

Tempo di lettura: 4 minuti

C’è una favoletta diffusissima in finanza che fa comodo a tanti alimentare e diffondere: quella dell’esperto che sa (saprebbe) dove andranno i mercati in futuro o almeno che è in grado di dire quale sia “la cosa giusta” da fare per guadagnare.

Coloro che conoscono realmente i mercati (quindi non sto parlando di coloro che devono vendere qualcosa) sanno benissimo che l’esperienza, in questo settore, è utilissima ma serve a non commettere errori, non a prevedere dove andranno i mercati.

Essere esperti serve proprio perché non sappiamo dove andranno i mercati e quindi è opportuno adottare le strategie adeguate per sopravvivere in un campo dove l’incertezza regna sovrana.

La favoletta che gli esperti saprebbero prevedere dove andranno i mercati è una storia che “si vende” molto bene perché è facilmente comprensibile. Non ha bisogno di tante spiegazioni. Gli investitori non esperti la danno per scontata. Diciamocelo chiaramente, senza mezzi termini: si tratta di una storiella che i clienti vogliono sentirsi raccontare perché gli semplifica molto la vita. “La finanza è una cosa complicata, io che non sono esperto non posso capire, ma questi cervelloni che sono super-pagati e che hanno studiato tanto, usano espressioni complicate ed incomprensibili, questi sì che sanno il fatto loro ed è ovvio che se affido i miei soldi a loro ho molta più probabilità di guadagnare”. “In tutti i settori l’esperienza e la preparazione aiutano a fare meglio”. Sono tutte argomentazioni che appaiono logiche, intuitive, auto evidenti, nessuna persona di buon senso potrebbe metterle in discussione.

La favoletta dell’esperto che sa dove vanno i mercati è molto promossa dai vari media che si occupano di finanza (tv, radio, giornali, siti web). Fa molto comodo a loro in primo luogo perché gli offre sempre moltissimi contenuti, persone da intervistare, argomenti da sviscerare, ma soprattutto porta inserzioni pubblicitarie. Dire la verità, ovvero che nessuno sa dove andranno i mercati non porta contenuti, non porta lettori, non porta inserzioni.

In ultimo, ovviamente, ci sono coloro ai quali la favoletta porta più vantaggi: l’industria del risparmio gestito ed i presunti “esperti” che dovrebbero sapere come andranno le cose in futuro e cosa è meglio fare. Questi esperiti sono spesso intervistati sui suddetti media e giocano a recitare la parte del mago di turno raccontando dove, secondo loro, andrà questa o quell’asset finanziario: a quanto arriverà il dollaro, se lo S&P500 salirà ancora o crollerà, se è ancora il caso di comprare le obbligazioni o meno, ecc.

La verità, purtroppo, in finanza è spesso contro-intuitiva. Spesso, in finanza, valgono regole diverse rispetto a quelle a cui la vita quotidiana ci ha abituato. Ad esempio, nella vita quotidiano sappiamo che, non sempre, ma frequentemente c’è una relazione diretta fra il prezzo di un bene o servizio ed il valore dello stesso. In genere, non sempre, più una cosa costa e più c’è valore. Questa regola non vale per i prodotti finanziari, i quali, in genere, più sono costosi e minore è la qualità di ciò che acquistiamo.

Anche la favoletta dell’esperto che saprebbe dove andranno i mercati in futuro o, quantomeno, “la cosa giusta da fare” suona come ragionevole, ma è assolutamente falsa, appunto: una favoletta buona per abbindolare i clienti ignoranti. I veri esperti di finanza, quando non devono recitare per qualche media, sanno benissimo di non sapere dove andranno i mercati in futuro. Sicuramente hanno diverse ipotesi, possono aver approfondito alcune tecniche, strumenti di analisi, ecc., ma sanno benissimo che tutte queste tecniche e strumenti hanno vantaggi e svantaggi e – in ultima analisi – il futuro è imperscrutabile. Si tratta sempre di tentare (ribadisco il verbo: tentare) di portare le probabilità a favore dell’investitore. In genere ci si basa su ciò che è successo in passato, analizzando uno specifico arco temporale. La validità di queste ipotesi è spesso tutta da dimostrare.

 

Ma allora, cosa bisogna fare?

Queste considerazioni potrebbero apparire solo distruttive. Se il futuro è nelle mani di Dio ed anche gli esperti, in ultima analisi, procedono per tentativi e si basano prevalentemente sul passato, come è possibile fare scelte d’investimento consapevoli?

Il cervello umano rifugge la complessità e l’incertezza, è una macchina che cerca di semplificare e prevedere. La finanza è un campo complesso del quale l’incertezza fa parte integrante ed ineliminabile.

Non esistono soluzioni facili a problemi complessi.

O si accetta questa situazione oppure abbiamo solo due scelte:

  1. rinunciare ad investire (e forse è la cosa più sensata che può fare chi non vuole affrontare i mercati finanziari per quello che sono)
  2. venire ingannati da uno dei tantissimi venditori della finanza esponendosi all’incertezza (la quale non viene eliminata solo perché non vi ci si vuole confrontare!) senza esserne consapevoli.

Se invece si sceglie di investire affrontando la complessità e l’incertezza dei mercati finanziari abbiamo una sola strada: studiare una strategia d’investimento, applicarla e mantenerla almeno per tutta la durata di un ciclo finanziario. Si tratta di una strada faticosa. Richiede studio, applicazione, disciplina. Un vero esperto dovrebbe essere utile proprio in questo: nell’assistere nella definizione di una o più strategie che abbiano caratteristiche compatibili con quelle dell’investitore.

L’idea che esista “la cosa giusta da fare per guadagnare” è semplicemente una sciocchezza che nasce dal rifiuto di accettare la complessità e l’incertezza dei mercati. Non esiste “la cosa giusta” in assoluto, esistono tante scelte di portafoglio da realizzare nell’ambito di una strategia che sarà profittevole in determinate fasi dei mercati finanziari e con rendimenti deludenti o negativi in altre fasi. Come abbiamo detto, è impossibile prevedere quale fase dei mercati si realizzerà in futuro. Per questo può essere d’aiuto, per essere sicuri di avere la capacità di mantenere la strategia nel tempo, avere un portafoglio di più strategie d’investimento (se gli importi del proprio portafoglio finanziario lo consentono), così che per ogni fase dei mercati è molto più probabile avere un pezzo di portafoglio che dia soddisfazioni, così sarà più accettabile, psicologicamente, accettare il fatto che le strategie che stanno vivendo fasi di stanca hanno bisogno di attraversare le fasi negative per le loro caratteristiche. Questo è molto diverso dal pur utile concetto di diversificazione.

Un conto è comprare un po’ tutto, cosa completamente diversa è avere più strategie in portafoglio.

Molti non sanno neppure cosa s’intenda per strategia d’investimento.

In estrema sintesi, una strategia d’investimento è un insieme di regole che determinano quando e quanto comprare e quando e quanto vendere. Affinché la strategia sia efficace deve essere basata su presupposti ragionevoli e verificati, ma deve tenere in considerazione anche (direi soprattutto) gli scenari sfavorevoli. Ovviamente, poi, una buona strategia applicata in modo approssimato (con strumenti sbagliati, con tempistiche inappropriate, ecc.) non potrà comunque dare risultati soddisfacenti.

La differenza fra semplicemente diversificare e applicare più strategie consiste nel fatto che attraverso le strategie d’investimento si sfruttano le fasi dei mercati finanziari, non tentando di prevederle a proprio vantaggio. Ma per farlo, appunto, è indispensabile dotarsi di un insieme coerente di regole seguite in un modo disciplinato.

In conclusione, non esistono segreti per fare miracoli in finanza. Con studio, coerenza, disciplina ed esperienza è possibile implementare una o più strategie d’investimento che aiuteranno a gestire l’incertezza, ma mai ad eliminarla perché questo è impossibile.

 

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