È difficile fare previsioni, soprattutto sul futuro
Niels Bohr
E’ attribuita a Mark Twain la freddura in base alla quale ci sono tre tipi di bugie: le buige piccole, le bugie grandi e le statistiche. Ho pensato a questa frase la prima volta che sono entrato in contatto con l’idea, un po’ cabalistica, del (presunto) ciclo decennale del mercato azionario americano. Erano i primi anni del 2000, non ricordo esattamente la data. Leggendo un libro di un trader leggendario, Lerry Williams, appresi di questa singolare “teoria” per la quale gli anni che terminavano con 1, 7 e 10 sarebbero stati più probabilmente negativi, mentre quelli che terminavano con 5, 8 e 9 sarebbero stati con più probabilità positivi.
Approfondendo la questione appresi che Larry Williams aveva con tutta probabilità mutuato la teoria da un certo Edson Gould che per molti anni ha publicato una newsletter chiamata “Findings & Forecast”. L’idea originale risale ad un libro pubblicato nel 1939 dal titolo “Tides and the Affairs of Men” a firma di un certo Edgar Lawrence Smith.
Smith, analizzando i dati del mercato azionario americano dal 1880 aveva trovato questa “curiosità”, ovvero che gli anni che terminavano con 3, 7 e 10 erano negativi mentre quelli che terminavano con 5, 8, 9 erano forti.
E’ probabile che la pubblicazione del libro fosse stata ispirata dal fatto che il 1937 fu un pessimo anno per il mercato azionario USA, con gli ultimi tre trimestri eccezionalmente negativi di fila, terminando con un -37,35% (da allora il mercato USA non ha mai chiuso con un livello così negativo in un solo anno, nel 2008 ci si è avvicinato con un -36,35%).
Un dato così pesantemente negativo potrebbe aver fatto riflettere l’autore sulla coincidenza legata al circostanza che anche il 1917 fu un anno molto negativo per la borsa USA (-28,94%), e peggiore fu il 1907 (-31,28%), ma anche il 1887 non fu splendido (anche se nella norma: -5,56%) e possiamo aggiungere (sebbene le analisi del sig. Smith risalissero solo fino al 1880) che anche il 1877 terminò in modo negativo (-8,45%). Sembrerebbe che la “maledizione del sette” (sia chiaro, lo scriviamo in tono scherzoso) abbia proseguito anche negli anni successivi, specialmente se ci riferiamo al trimestre che sta per iniziare, Ottobre – Dicembre, che ha visto nel 1987 il peggior fine trimestre di sempre con -13,99%.
Dopo la pubblicazione del famoso libro abbiamo infatti il 1947 che termina leggermente negativo (peggiorando verso la fine dell’anno). Il 1957 negativo (-11,23%), il 1967 che è positivo ma negativo nel trimestre Ottobre-Dicembre, il 1977 che è negativo (-9,61%), del 1987 abbiamo detto mentre il 1997 è positivo in USA, ma l’ultimo trimestre è molto meno positivo della media e vede comunque la crisi del mercato asiatico. Il 2007 è nella storia recente e credo che non importi segnalare che sia stato un brutto anno per i mercati mondiali (in realtà il 2007 è stato solo l’inizio della crisi, molto peggio è andato nel 2008).
Ho voluto analizzare più in profondità questa ipotesi ed ho usufruito dei dati pubblicati da uno degli economisti che più apprezzo, Robert Shiller, che pubblica mensilmente i dati dell’andamento del mercato azionario americano dal 1871: i dati storici affidabili più lunghi che esistano. Non c’è dubbio che i dati relativi agli anni che terminano con “7” rappresentino un’anomalia, specialmente se si considera l’ultimo trimestre dell’anno. Il 71,43% dei gli ultimi trimestri degli anni che terminano con 7 sono negativi! Questa è un’anomalia ancora più significativa se pensiamo che gli ultimi trimestri, in genere, sono più positivi che negativi. Se escludiamo gli anni che terminano con 7, abbiamo il 65% di anni che terminano con un trimestre positivo (contro il 50% del trimestre marzo-giugno).
E’ evidente, però, che questa anomalia non è minimamente significativa da un punto di vista statistico. Non c’è nessuna ragione per la quale gli anni che terminano con 7 dovrebbero essere negativi. Gli stessi dati rilevano anche altre anomalie simili, ad esempio il trimestre Aprile-Giugno è incredibilmente negativo per gli anni che terminano con “2”.
Il fatto è che avendo solo 147 anni di storia, se vogliamo analizzare i decenni ci ritroviamo solo con 14 dati per ogni raggruppamento ed in un campione così ristretto possono capitare singolarità di ogni tipo.
Se lanciate una monetina si ha la certezza verrà il 50% delle volte testa ed il 50% delle volte croce. Ma questo accade solo se ripetiamo il lancio per decine di migliaia di volte. Se lanciamo solo poche decine di volte, capiteranno concentrazioni di dati apparentemente inspiegabili come: “testa-testa-testa-croce-testa-croce-croce-croce-croce-croce” (sequenza reale effettuata dal sottoscritto). La mente umana tende a dare un significato alle cose e spesso cerca di semplificare ipotizzando, come hanno fatto gli autori citati, presunti cicli decennali che sono invece smentiti dati fatti.
Per questo applicare la statistica ai mercati finanziari rappresenta un’arte che va manipolata con particolare prudenza. In primo luogo dobbiamo sempre ricordare che i mercati finanziari sono un fenomeno sociale, non un fenomeno fisico come potrebbe essere il moto di molecole in un gas o la nascita di soggetti con determinate caratteristiche fisiche all’interno di una popolazione.
La statistica, in finanza, è indubbiamente utile, ma va applicata cum grano salis, non facendosi prendere la mano (come troppo spesso accade, anche a persone molto esperte) e cercando di verificare sempre la significatività statistica dei dati che analizzano.
Sia chiaro, la ciclicità nei mercati azionari (e finanziari in genere) esiste ed è una parte importante della nostra analisi, ma è molto più complessa della caricatura proposta dal (pur grande per altri aspetti legati strettamente al trading) Larry Williams con con questo presunto ciclo decennale. Nessun ciclo nei mercati azionari dura sempre lo stesso periodo (sarebbe troppo bello).
PS. Chi volesse richiedere il foglio di calcolo con tutte le analisi fatte con i rendimenti suddivisi per trimestre e per numero di fine dell’anno, può inviare una richiesta nella form contatti del sito