Quando incontro per la prima volta un potenziale cliente spiego sempre che – purtroppo – io non ritengo che sia possibile prevedere, con un ragionevole grado di affidabilità, i mercati finanziari e che comunque io non sono in grado di farlo.
In genere tutti ritengono ragionevole la cosa, ma questo è ciò che costantemente si tenta di fare!
Praticamente tutta la finanza è basata sul tentativo di prevedere dove andranno i mercati o – quantomeno – di calcolare il rischio ed il rendimento da un investimento.
Tentare di calcolare non è sbagliato in sé, ma lo diventa se non si tiene primariamente conto del fatto che questi calcoli hanno un margine di errore molto significativo, legato al concetto di incertezza fondamentale.
La differenza tra rischio ed incertezza è semplice: rischio è ciò che si può calcolare, incertezza è ciò che non si può calcolare. Facciamo un esempio per capire: se gioco alla roulette esiste una certa probabilità che esca un certo numero. Io non so che numero uscirà, ma conosco – e posso farci i calcoli – la distribuzione delle probabilità.
Adesso pensiamo al gioco del poker. Io conosco le carte e posso stabilire alcune probabilità ma… ma… nel poker esiste il bluff.
Io non posso sapere se il giocatore stia bluffando oppure no.
Nella teoria delle scelte, si distinguono i giochi ad informazione completa dai giochi ad informazione incompleta. Gli scacchi, i dadi, la roulette sono tutti giochi ad informazione completa. Qui è il regno del rischio e del calcolo. Per fare una scelta, una mossa, una giocata, posso calcolare. Maggiore e la mia capacità di calcolo e maggiore è la possibilità di vincere. Nei giochi ad informazione incompleta – come il poker – c’è incertezza.
I mercati finanziari sono un gioco più simile agli scacchi o più simile al poker?
Senza alcun dubbio sono molto più simili al poker.
Come con il poker, anche in finanza è sensato fare una serie di calcoli. Ciò che è insensato è basare le scelte prevalentemente su questi calcoli.
Il concetto più importante che devi comprendere per investire è che le tue scelte devono gestire l’incertezza, non il rischio.
Come si gestisce l’incertezza?
Uno degli studiosi più importanti al mondo su questo tema è Gerd Gigerenzer che ha diretto per molti anni un gruppo di ricercatori (Center for Adaptive Behavior and Cognition al Max Planck Institute for Human Development). Ha dato dei contributi fondamentali per l’affermarsi del concetto di razionalità ecologica.
Il pensiero dominante in economia (di cui la finanza è un settore) fonda tutte le sue formule matematiche sull’ipotesi che gli operatori facciano scelte razionali, cercando di massimizzare l’utilità attesa delle loro scelte. Il concetto di “scelta razionale” si traduce, in questa visione dell’economia, in calcoli. In altre parole, per ciascuna scelta, si tratta di pesare i risultati di tutti gli esiti ipotizzabili per le varie probabilità che accadano e successivamente fare una media. Facciamo un esempio per comprendere…
Devo scegliere fra due tipologie di investimento: A e B.
Secondo i dati storici, dopo 5 anni, nel 95% dei casi, 100 mila euro investiti avranno generato un capitale che oscilla in una banda che va da un minimo di 93 mila euro ad un massimo di 137 mila euro. La scelta B, sempre statisticamente nel 95% dei casi, avrà una oscillazione tra 98 e 112 mila euro.
Come dici? Hai già perso il filo del discorso?
E’ normale! E va bene così! Non ti preoccupare.
La maggior parte delle persone si perde perché il nostro cervello non è fatto per questo approccio. La buona ragione per la quale il cervello non si trova con questo approccio è perché questo è un approccio sbagliato! In finanza questo approccio è considerato razionale, ma – secondo la definizione di Gigerenzer – non è una razionalità ecologica. Perchè?
Perché trascura la cosa veramente importante, ovvero gli eventi che non sono inclusi in quei calcoli! L’esempio parlava del 95% dei casi. Ma si tratta del 95% dei casi passati! Per prima cosa non sappiamo cosa c’è in quel 5% ma sopratutto noi sappiamo che la distribuzione dei casi futuri sarà diversa da quella del passato! La sostanza è sempre quella: il futuro è incerto!
La razionalità ecologica, evita di consumare energie mentali in calcoli che non servono a nulla e si concentra sull’uso di processi decisionali molto più semplici, i quali in primo luogo escludono, per quanto possibile, gli eventi che mettano in pericolo la sopravvivenza della persona (o in questo caso del capitale). Anche se l’ipotesi di perdere tutto (o una parte molto consistente) del capitale ha una probabilità estremamente bassa (in virtù delle ipotesi statistiche basate sul passato), la razionalità ecologica impone di escludere le scelte che implicano la possibilità di perdere tutto.
Razionalità ecologica significa, in altre parole, semplificare le scelte. Quelli che parlano bene usano l’espressione: euristiche rapide e sintetiche.
Non pretendere la precisione dove è impossibile, bensì accogliere l’incertezza usando tanto buonsenso.
L’esempio classico è quello della diversificazione 1/n. Il problema è quello di definire in che proporzione metto in portafoglio ciascuna tipologia d’investimento fra le alternative considerate possibili. Mettiamo che le alternative siano 10.
La soluzione “razionale” classica consiste nel fare calcoli statistici, trovare rendimento medio atteso, deviazione standard e correlazione, costruire la così detta “frontiera efficiente” (per la quale un certo Markowitz ha preso il premio Nobel…) e poi definire il portafoglio “ottimale”. L’approccio della razionalità ecologica è quello d’investire semplicemente la decima parte di ciascuna forma d’investimento. Se non ho elementi per scegliere: semplicemente non scelgo, ovvero li prendo tutti. Ci sono diversi studi che dimostrano come l’approccio 1/n sia superiore alla frontiera efficiente.
Ciò accade per il principio generale in base al quale in condizioni d’incertezza non vince la strategia matematicamente più raffinata, ma quella che incorpora meno assunti di base.
Se vuoi approfondire il tema, ti consiglio uno dei libri di Gerd Gigerenzer: “Quando i numeri ingannano. Imparare a vivere con l’incertezza”. E’ utile non solo per la finanza, ma per tutte le scelte della vita, perché la finanza è esattamente come la vita: incerta.