Skip to content Skip to footer

Alla ricerca del portafoglio perfetto: Eugene Fama

ALLA RICERCA DEL PORTAFOGLIO PERFETTO: EUGENE FAMA
Tempo di lettura: 4 minuti

Terzo articolo della serie Alla ricerca del portafoglio perfetto (l’episodio precedente era dedicato a Charles Ellis). Ricordiamo che questa serie di articoli è tratta dalla playlist su YouTube dal titolo: In Pursuit of the Perfect Portfolio Series

L’intervistatore è Andrew Lo, professore di finanza presso il MIT Sloan School of Management e l’intervistato è Eugene Francis Fama, professore di finanza dell’Università di Chicago, autore della Efficient Market Hypothesis e premio Nobel per l’economia nel 2013.

 

Biografia 

Eugene Francis Fama (Boston, 14 febbraio 1939), vincitore del Premio Nobel per le scienze economiche nel 2013, è ampiamente riconosciuto come il “padre della finanza moderna”. Le sue ricerche sono ben note sia nella comunità accademica che in quella degli investitori. Fama è noto soprattutto per il suo lavoro sull’ipotesi dei mercati efficienti, che sostiene l’efficienza dei mercati finanziari e l’assorbimento completo di tutte le informazioni disponibili nei prezzi.

 

Da Atleta a economista di Fama mondiale

Il percorso di Fama verso la carriera in economia ha avuto un inizio inaspettato. Da studente delle scuole superiori, era un atleta di talento che eccelleva nel baseball, nel football, nel basket e nell’atletica leggera. Tuttavia, il suo interesse per l’economia è nato durante il terzo anno di college, quando ha seguito un corso di economia all’Università di Tufts. La sua passione per la materia lo ha indotto a intraprendere la carriera accademica invece di diventare un allenatore sportivo delle scuole superiori, come inizialmente aveva pianificato.

Dopo aver completato la laurea, Fama ha proseguito con gli studi post-laurea presso l’Università di Chicago. Ha collaborato con economisti influenti come Lester Telser e Merton Miller, che hanno avuto un ruolo significativo nella formazione delle sue idee sui mercati efficienti e la valutazione degli asset. La sua tesi innovativa sul comportamento dei prezzi delle azioni, pubblicata nel 1965, ha gettato le basi per le sue successive ricerche sui mercati efficienti.

 

L’ipotesi dei mercati efficienti

Agli albori degli anni ’60, un ardente studente di Boston di nome Eugene Fama, impiegato presso una piccola casa editrice, era incaricato di scrutare i dati dei mercati finanziari per estrapolare suggerimenti di acquisto o vendita per le azioni. L’impervia natura dell’interpretazione dei “segnali” del mercato spinse Fama a immergersi negli studi economici presso l’Università di Chicago, conseguendo un dottorato nel 1965.

È a questo punto che Fama getta le basi della “Teoria del Mercato Efficiente”. Nel gennaio del 1965, il “Journal of Business” pubblica l’intera tesi di dottorato di Fama, un’opera di ben 70 pagine intitolata “The Behavior of Stock Market Prices”. Successivamente, nel settembre dello stesso anno, una sintesi del suo lavoro appare sul “Financial Analysts Journal” con il titolo “Random Walks in Stock Market Prices”.

Nel suo lavoro, Fama argomenta che, considerando l’ingente quantità di risorse utilizzate dalle società di brokeraggio per condurre studi sui trend dell’industria, gli effetti delle variazioni dei tassi, i bilanci delle aziende e le aspettative dei manager e/o politici, gli analisti di queste società dovrebbero essere in grado di superare sistematicamente un portafoglio di titoli generico con le stesse caratteristiche di rischio.

Secondo Fama, in ogni circostanza, l’analista professionista ha il 50% di probabilità di superare il mercato. Quindi, anche in assenza di capacità specifiche, non supererebbe il mercato di molto. Di fatto, l’analista “agevola” il mercato nel mantenere la sua efficienza: se tutti gli investitori detenessero portafogli costituiti da indici azionari, si creerebbero significative opportunità per i trader professionisti di trarre vantaggio dalla situazione. Tuttavia, il movimento dei trader verso questo “nuovo mercato vergine” farebbe sì che il vantaggio scomparisse, confermando ancora una volta la “Teoria del Mercato Efficiente” di Fama.

Fama si inseriva in una tradizione di studi sulla natura casuale dei prezzi azionari, iniziata da Louis Bachelier nel 1900 e proseguita da altri autori come Holbrook Working nel 1934, Alfred Cowles nel 1937, Clive Granger e Oskar Morgenstern nel 1963 e Paul Samuelson nel 1965. Il suo apporto fu quello di fornire una maggiore rigorosità metodologica e una più chiara esposizione della teoria. Fama distinse tre livelli di efficienza dei mercati:

  • Ipotesi debole: un mercato è efficiente in forma debole se i prezzi incorporano tutte le informazioni derivanti dall’analisi storica dei dati di mercato. In questo caso, non è possibile prevedere il futuro andamento dei prezzi basandosi sulle loro oscillazioni passate.
  • Ipotesi semi-forte: un mercato è efficiente in forma semi-forte se i prezzi incorporano tutte le informazioni pubbliche relative alle società quotate. In questo caso, non è possibile ottenere rendimenti superiori alla media basandosi su notizie come i profitti, i dividendi, le fusioni o le acquisizioni delle società.
  • Ipotesi forte: un mercato è efficiente in forma forte se i prezzi incorporano tutte le informazioni possibili, anche quelle private o privilegiate. In questo caso, neanche gli insider, cioè coloro che hanno accesso a informazioni riservate sulle società, possono sfruttare il loro vantaggio informativo per battere il mercato.

L’ipotesi dei mercati efficienti e gli studi di Fama hanno rivoluzionato il mondo della finanza. Prima che si affermasse questa nuova visione, Wall Street usava criteri scarsi per valutare i risultati dei fondi comuni di investimento e dei metodi di investimento. Le ricerche di Fama hanno sfidato queste abitudini, stimolando un’analisi più accurata delle performance nel settore finanziario.

Le teorie innovative di Eugene Fama hanno suscitato opposizione, soprattutto da parte degli operatori finanziari. L’idea dei mercati efficienti contrastava con le pratiche consolidate. Malgrado le polemiche iniziali, il suo lavoro ha contribuito a rendere l’industria finanziaria più trasparente.

 

Il portafoglio efficiente per Eugene Fama

Fama ritiene che non esista un portafoglio perfetto adatto a tutti. Invece, immagina uno spazio multidimensionale dove esistono portafogli con profili di rischio diversi. Al centro di questo universo c’è il portafoglio di mercato, che rappresenta il mercato aggregato e funge da base per una scelta efficiente per la maggior parte degli investitori. Tuttavia, gli individui possono scegliere di orientare (tilt) i loro portafogli verso dimensioni specifiche, riflettendo la loro unica tolleranza al rischio e gli obiettivi di investimento. 

Fama riconosce il concetto di sovra-diversificazione, una situazione in cui i portafogli si frammentano eccessivamente. Egli afferma che l’approccio di Warren Buffett (che ricordiamo è detentore di un portafoglio fortemente concentrato), focalizzato sulla concentrazione degli investimenti, si basa sull’abilità nell’amministrare e saper riconoscere le aziende valide. Per l’investitore medio, quindi,  la diversificazione persiste come strategia essenziale per attenuare i rischi legati a esiti incerti.

Gli investitori spesso sottovalutano l’importanza dell’incertezza che circonda i rendimenti finanziari. Come sostiene Fama, i rendimenti passati forniscono solo informazioni limitate sui rendimenti futuri attesi, sottolineando così l’importanza di comprendere il concetto di rischio. Per navigare in modo efficace in questo ambiente imprevedibile, è fondamentale adottare un approccio coerente nell’investimento.

Comprendere la natura multidimensionale dei portafogli, abbracciare l’incertezza e mantenere la coerenza nelle strategie di investimento sono elementi cruciali per affrontare le complessità dei mercati finanziari. Mentre i progressi tecnologici hanno reso l’investimento più accessibile, i principi fondamentali del comportamento del mercato rimangono invariati.

Alla ricerca del portafoglio perfetto torna il prossimo giovedì, con un episodio dedicato a Martin L. Leibowitz, ricercatore finanziario e senior advisor di Morgan Stanley.

 

Go to Top
Iscriviti alla newsletter di tekta scf

Ricevi i nostri
"Avvisi ai Naviganti"

Iscriviti alla newsletter di tekta scf

Ricevi i nostri
"Avvisi ai Naviganti"

Assistente virtuale